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Rifondazione Napoli: Gasp e Pioli a confronto, due filosofie diverse

Redazione
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© Il Mio Napoli - Foto Marco Bergamasco

La rifondazione del Napoli, uomini e idee di calcio. E dunque l’allenatore: da scegliere per il lato umano e quello professionale; per la capacità di rilanciare e valorizzare chi resterà, creando nuovi stimoli e riempiendo l’anima svuotata di una squadra vincente, e poi di lanciare i giovani; magari con il plus dell’attitudine alla vittoria. Gian Piero Gasperini – si legge dal Corriere dello Sport – ha scalato velocemente le gerarchie prendendo la rincorsa dal passato, undici anni di silenzio azzerati con l’ingresso in grande stile nella lista invisibile che Aurelio De Laurentiis conserva nella sua giacca fantasma. Un foglio impermeabile, resistente all’acqua delle indiscrezioni e al vento delle voci. Fondate quelle sul Gasp, la stima datata e inossidabile del presidente, umana e professionale; altrettanto quelle su Stefano Pioli, profilo che Adl apprezza molto, e da sempre, come allenatore e come uomo. Due filosofie diverse. Due modi differenti d’intendere il calcio che giorno dopo giorno invadono pensieri e scrivanie. Con il dovuto rispetto dell’attesa, ci mancherebbe: ognuno di loro è impegnato a conquistare l’Europa in campionato e l’Europa League sul fronte internazionale. Atalanta e Milan: non è un gioco (di parole). Ma non lo è anche la rifondazione del Napoli: è il titolo.

Con Gasperini la storia non è infinita ma decennale, articolata, conclusa con il colpo di scena

© Il Mio Napoli – Foto Marco Bergamasco

Anno 2011, Mazzarri è sull’uscio, pronto a dire addio, e De Laurentiis incontra il Gasp a casa sua, a Torino. È fatta: per un paio di giorni abbondanti si sente l’allenatore del Napoli fino a prova contraria. Che arriva: insieme con la pace, a sorpresa, con Walter. Arrivederci. A tardi: anno 2024, i giorni nostri, l’impresa della Dea ad Anfield con il Liverpool e tutto il fiume di pensieri mai sfioriti. Ah, ci sarebbe anche il 3-0 al Maradona di una ventina di giorni fa: Gasperini piace. Eccome: un profilo giusto per il Napoli, per le sue necessità di valorizzare il presente e lanciare il futuro. Per l’idea di calcio che prescinde dal modulo: si può essere offensivi, spettacolari e aggressivi anche con la difesa a tre. Attendere prego.

Da Bergamo a Milano è un attimo, una cinquantina di chilometri. E Stefano Pioli è un uomo finito sotto le luci di una stagione che si accendono e si spengono come quelle di San Siro

© Il Mio Napoli – Foto Marco Bergamasco

Tradotto: la sua storia con il Milan è in bilico. Sì: ha vinto lo scudetto due anni fa, ha eliminato il Napoli di Spalletti e conquistato la semifinale di Champions, è sopravvissuto alla rifondazione estiva e nonostante sia secondo in campionato e in ballo per la semifinale di Europa League con la Roma, beh, è sul filo. Va così, è il calcio, tutto normale. De Laurentiis, nel frattempo, osserva dalla sua postazione: invisibile come la sua lista, però attentissimo agli sviluppi. Anche Pioli ha le physique du role per il Napoli: per aplomb, perché uno scudetto l’ha vinto e neanche da favorito, perché sa unire il gruppo. Per l’idea di calcio che sarebbe continuità, nel nome della difesa a quattro: nel suo 4-2-3-1, tra l’altro, troverebbe più spazio anche Raspadori, un cruccio dell’ultima stagione per chi ha investito. Attendere prego parte seconda.

Fonte: Corriere dello Sport

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