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Zazzaroni: “Il derby della capitale é diventato un simbolo del calcio sporco”

Matteo Calitri
Matteo Calitri
2 Min di lettura

Ivan Zazzaroni, nel suo editoriale sul Corriere dello Sport, riflette sul derby capitolino recentemente vinto dalla Roma, descrivendolo come un match di forte intensità ma con limitate dimostrazioni di qualità calcistica: “Due terzi di Roma, uno di Lazio e anche questo derby è servito: un cocktail forte e alcolico, ma di poco gioco, superiorità fin troppo distribuite, scorrettezze (tante), provocazioni e qualche evitabile carezza all’avversario (vero Paolino?). Alla fine Guida ha estratto otto gialli, nove con quello a De Rossi. Quattro falli punibili li ha perdonati e insomma ha avuto ciò che si aspettava (in particolare da Paredes e Guendouzi, i più nervosi) ma non ha convinto del tutto. Come ha giustamente rilevato il nostro Pinna la partita, più che dirigerla, l’ha accompagnata.

La prima ora è stata tutta della squadra di De Rossi, da subito più presente e lucida; quasi sempre in ritardo la Lazio con la sola eccezione di Gila. Nell’ultima mezz’ora è invece uscita la formazione “corretta” in corsa da Tudor, al quale hanno giovato gli ingressi di Castellanos e Pedro, quest’ultimo ha una notevole familiarità con le stracittadine e ce la deve mostrare ogni volta.
Turbolenze a parte, il derby della capitale è diventato il paradiso, o l’inferno, del calcio sporco e del corto muso: nelle ultime cinque occasioni quattro volte è bastato un solo gol per deciderlo e quando non si è segnato ha vinto largamente la tristezza”.

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