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Benìtez: “Orgoglioso dei 2 titoli a Napoli. C’è ancora l’eredità che ho lasciato”

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Rafa Benìtez, allenatore del processo di internazionalizzazione del Napoli, dal 2013 al 2015, ha rilasciato una intervista alla Gazzetta dello Sport. Queste le sue parole sulle attuali ambizioni Scudetto degli azzurri: «Per gli azzurri sarebbe un traguardo incredibile perché la storia dice che vincere lì è più difficile che a Milano e sono orgoglioso che tra i miei 13 titoli, 2 li abbia conquistati col Napoli. Al di là dei trofei, ho sempre cercato di lasciare un’eredità ed è per questo che sono molto legato ai club dove ho allenato. Ma a Napoli sono rimasto più tempo rispetto a Milano. È una questione di “legacy”, come dicono gli inglesi, ed è stata più marcata: Insigne, Mertens e Koulibaly sono ancora importanti».

Con Benìtez il Napoli sfiorò il successo in Europa League: «Io guardo sempre avanti ma con un altro anno in Champions e la vittoria dell’Europa League dopo un’eliminazione discutibile, avremmo avuto più risorse da investire e una continuità progettuale. Potevamo attirare altri campioni ed essere più competitivi. Spesso nei giudizi si sottovaluta il peso di un episodio».

Cosa spinge un tecnico vincente ad accettare progetti in divenire, come Benitez al Napoli e Mourinho alla Roma? «Il calcio di oggi è molto diverso rispetto al passato. Ci sono squadre che spendono molto e la competenza di un allenatore è fondamentale. Tutto dipende da tempo e obiettivi, se sono realistici. A Napoli ho avuto l’opportunità di far crescere Koulibaly, Zapata e Jorginho, che oggi valgono più di 50 milioni. Il futuro è nella sensibilità di analisi dei big data, col mio staff ci lavoro da anni: bisogna trovare sempre qualcosa di nuovo prima degli altri, se non si è tra i primi club».

Sul confronto tra la Serie A e gli altri campionati: «È sempre una questione di soldi. Vince chi è più ricco, e vincendo lo si diventa ancora di più. Poche società hanno creato una cerchia in cui è difficile entrare. Non è una questione di vivai o di stranieri. La capacità di spesa fa la differenza: in Inghilterra è quasi la normalità acquistare una coppia di terzini a 50 milioni l’uno, e a volte non basta nemmeno questo».

Fonte: Gazzetta dello Sport

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