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Lozano: “Giochiamo per lo Scudetto, non a nascondino. Siamo più forti dell’Inter”

admin
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El Chucky al Corriere della Sera: “Sono cresciuto nel mito di Messi e Ronaldo. Io erede di Insigne? Lui ha fatto la sua storia qui, a me manca ancora tempo per fare la mia di storia”.

Hirving Lozano ha rilasciato una intervista al Corriere della Sera in cui punta in alto le ambizioni sue e del Napoli: “Siamo più forti dell’Inter, vinceremo lo scudetto. Giochiamo per lo scudetto, non a nascondino. Il campionato è ancora lungo. Ma siamo forti e dobbiamo guardare più in alto possibile, anche se Inter e Milan vanno veloci. Noi possiamo reggere il confronto con i nerazzurri, anzi, siamo più forti sotto ogni aspetto: giocatore per giocatore, uomo per uomo: qui il valore è più alto. Gli infortuni ci hanno penalizzato. Il Covid, e io so bene cosa significa, ci ha messi al tappeto. Ma siamo ripartiti e possiamo infastidire tutti”.

Il Covid ha fatto danni: “Ha condizionato il mondo ed anche il calcio ha pagato un prezzo alto. Per un atleta la ripresa è difficile. Il mio periodo di isolamento è stata una sofferenza emotiva oltre che fisica. Ero in Messico ed avrei voluto trascorrere le vacanze di Natale in famiglia ed invece sono stato chiuso in camera tra mille paure. Mi sono ripreso, non ho smesso di lavorare e i risultati si stanno vedendo”.

In estate poi Lozano ha dovuto fare i conti con il terribile infortunio in Nazionale: “Momenti di terrore, il dolore era fortissimo. Ho temuto di perdere l’occhio e non volevo rassegnarmi all’idea che non avrei più giocato a calcio. I medici sono stati tempestivi e rassicuranti, poi mi hanno rivelato che il mio occhio era stato a rischio. Una paura che mi sono portato dentro per tanto tempo”.

Chi ha saputo dare più fiducia tra Ancelotti, Gattuso e Spalletti? “Se consideriamo il numero di partite giocate, siamo
più o meno lì. Ancelotti mi ha accolto, con Gattuso all’inizio è stato difficile, poi ci siamo capiti, è andata meglio. Spalletti è il motivatore, l’allenatore di grande esperienza che non soltanto ti dice che bisogna lavorare, ma è il primo a
farlo. Mi rimprovera, ma capisco che vuole spronarmi. So anche io che posso dare di più, devo farlo per me stesso e per questa maglia che indosso. “Fai il diablo”, mi dice. Devo aggredire l’avversario”.

Fonte: Corriere della Sera

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