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Ancelotti: “Quando ADL chiamò pensavo scherzasse. Mertens arrabbiato? E’ un buon segno”

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Carlo Ancelotti ha rilasciato un’intervista a DAZN nel corso del programma “Diletta gol” in cui ha parlato dei suoi primi mesi al Napoli. “Si dicono bugie in conferenza stampa?“, è il primo quesito. La risposta del mister è sincera: “Sì, molte”. La Leotta invita poi il tecnico a rispondere sia “formato conferenza” che in modo confidenziale alle prime due domande.

Ancelotti sul VAR, il ritorno di Cavani, lo sfogo di Mertens e la gestione del gruppo

Si parte dalla VAR: “Risposta da conferenza: è uno strumento molto molto importante, dà più serenità agli arbitri e soprattutto evita le polemiche che soprattutto in Italia sono d’abitudine. Detto invece tra di noi: si devono svegliare, perché non sempre la utilizzano nel modo giusto”.

Su Edison Cavani: “Risposta stile conferenza: non parlo di giocatori che stanno in altre squadre. Ha fatto molto bene a Napoli, ora sono contentissimo degli attaccanti che no. Detto invece tra di noi… lo stesso (l’allenatore però temporeggia impreparato, poi gli arriva il suggerimento)”. Poi si parla della lingua utilizzata nello spogliatoio partenopeo. Si parte però da come viene chiamato in città: “Mishter!” (in riferimento al napoletano): “Gli spagnoli comunicano in spagnolo, qualcuno in francese. Ma la lingua ufficiale è l’italiano. Avevo molta voglia di tornare a parlare così dopo anni all’estero, ma ci sono state altre scelte che mi hanno indotto ad accettare”.

Sul cambio modulo e la filosofia del turnover: “L’ho proposto piano piano, siamo stati 20 giorni a Dimaro e lì c’è stato tutto il processo”. La gestione di Dries Mertens: “Sono abbastanza aperto. Di recente era un po’ arrabbiato dopo la partita perché voleva giocare dall’inizio, ma non me la prendo. Lo farei più al contrario, tipo se un giocatore mostrasse il proprio disappunto verso i compagni. Questo, per esempio, non andrebbe bene”.

Ancelotti sulla sua gestione, Hamsik e De Laurentiis

La mentalità acquisita a livello internazionale: “Credo che la Champions sia un fattore d’esperienza, conoscenza e gestione. Quando questa non c’è, bisogna focalizzarsi molto su quello che va fatto sul campo. Quando lo fai, non hai altri tipi di pensieri”. In giro si parla inevitabilmente di fattore Ancelotti: “Parlavo con Sacchi qualche giorno fa, il quale diceva che l’autorità la si acquisisce in due modi: per persuasione o per percussione. Cerco di utilizzare la prima, ma se c’è da percuotere qualcuno sono pronto. In questo sento ho avuto tanti maestri, altri che percuotevano e altri attraverso il convincimento. Dare responsabilità è importante, alle volte c’è il rischio di delegare ma bisogna farlo”.

Si passa poi a Marek Hamsik. Così l’ha convinto a restare: “Sapevo che aveva queste offerta dalla Cina, ma gli ho detto che mi sarebbe piaciuto che fosse rimasto. Gli ho detto: “Hai esperienza, sei giocatore importante e non ti nascondo che voglio cambiarti ruolo”. La sua decisione finale è stata per questa mia proposta, voleva provare qualcosa di nuovo”. Sugli altri leader: “Non è l’unico. Hanno sfaccettature diverse, ma ce ne sono diversi. Maldini, Ramos e CR7 per esempio sono diversi tra di loro, eppure sono tutti leader”.

Sul campo già ben coltivato all’arrivo: “Non era solo arato, ma anche cresciuto. Il lavoro fatto da Sarri è stato di fondamentale importanza, sia per i giocatori che per la società. Poi è chiaro: c’è sempre qualcosa da perfezionare e migliorare. Qui nel frattempo mi trovo benissimo, sia con la società che con i giocatori. L’entusiasmo della città e la passione poi mi piacciono”.

Infine sul presidente Aurelio De Laurentiis

“Non era appassionato di calcio da bambino, ma si è affascinato negli ultimi tempi e lo sta facendo sempre di più. Lui delega molto me nella gestione del gruppo e non solo, poi ovviamente vuole essere informato. E’ una persona molto divertente, siamo stati più volte a cene e abbiamo condiviso anche la vacanza. La chiamata? Ci sentivamo anche prima della firma, tipo durante le operazioni che hanno portato Lavezzi e Cavani al PSG. Dopo, quando mi ha chiamato, pensavo scherzasse invece è stato tutto veloce”.

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