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Calzona: “Ho fallito, ma non ho mai pensato alle dimissioni. Protesta civile dei tifosi”

Mauro Cucco
Mauro Cucco
5 Min di lettura
© Il Mio Napoli - Foto Marco Bergamasco

Ultima conferenza stampa per Francesco Calzona nel post-partita di Napoli-Lecce, gara terminata 0-0. Senza vittoria, il Napoli chiude decimo in classifica e non va in Europa. Queste le dichiarazioni dell’allenatore calabrese, a partire dalle mancate dimissioni: “Mi sarei dovuto dimettere? Per cosa? Per i risultati? No, non voglio tornare su questo argomento a cui ho già risposto in passato. La squadra si è allenata sempre benissimo, a Castel Volturno mai alcuna polemica ma solo confronti. Perché mi dovrei dimettere se in questa stagione, che è andata come è andata, c’era ancora la possibilità di andare nelle coppe? Ne sono state dette di cotte e di crude sul mio conto. Ma mai alcuna polemica, solo confronti. Se mi sarei dimesso avrei messo sicuramente in difficoltà la società, perché non avrebbe preso un altro allenatore”.

Perché questo atteggiamento così compassato del Napoli? “Sicuramente l’uscita dalla Champions è stata un contraccolpo, perché la squadra aveva solo l’obiettivo di vincere in campionato e questa situazione di dover vincere tutte le domeniche ha pesato tantissimo. Ci tengo a dire che, in base a quello che concediamo, abbiamo una media altissima di gol presi. Il 60% delle occasioni da gol finiscono nella nostra porta, contro la media di meno del 50% in tutta la Serie A. Abbiamo concesso anche oggi al Lecce. La squadra crea tantissimo ma non basta, perché non devi prendere gol ed oggi non abbiamo preso gol. Questo è colpa mia perché non sono riuscito ad evitare questa emorragia. Non sono riuscito a trasmettere loro la sensazione del pericolo”.

C’è qualcosa di questo gruppo da cui si può ripartire? “I giocatori non è che sono forti o scarsi. Possono essere adatti o meno adatti. Ad esempio Lindstrom è un giocatore forte ma con caratteristiche non adatte al Napoli. Magari cambia squadra e si ritrova, così come capita a tantissimi giocatori. E’ una questione di adattabilità. Molti allenatori, me compreso, non sono stati in grado di far esprimere al massimo questi calciatori ed i nuovi arrivati hanno avuto difficoltà ad ambientarsi”.

Non ha mai pensato di giocare con il doppio centravanti: “Io non mi fossilizzo su un modulo. Cerco le soluzioni, cerco di mettere in campo i giocatori per fare bene. Penso che questa squadra non abbia grandi caratteristiche per giocare con due punte. Osimhen e Simeone non sono compatibili, insieme non possono giocare perché cercano entrambi la profondità. Nel 4-2-3-1 con Raspadori limiti molto Lobotka e gli esterni d’attacco come Kvara e Politano sono prettamente offensivi e non riescono a tornare. Io mi sono adattato alle caratteristiche dei calciatori che ho trovato. Avrei giocato anche a tre in difesa, volendo. Poi, però, ci vuole sempre equilibrio”.

Forse se si fosse andati in ritiro cambiava qualcosa? “La partita l’abbiamo preparata benissimo. Non c’era motivo di andare in ritiro. Il nostro solito albergo, come sapete, è a Pozzuoli ma con tutte queste scosse abbiamo preferito evitare per non creare problemi o per evitare di non dormire la notte. A Napoli e dintorni non c’era posto e quindi abbiamo preferito evitare. Poi, però, devo dire che i calciatori sono molto professionali non ho mai pensato che questo potesse rappresentare un problema”.

Perché quella sostituzione di Di Lorenzo? Lo stadio non l’ha presa bene, poteva essere una standing ovation ed invece…“Siccome ero contento della prestazione di Mazzocchi a Firenze, nel finale stava facendo molto bene Olivera e volevo un pochino più di spinta a destra. Ho tolto Di Lorenzo solo per questo. Ci ho pensato bene, ma se fosse stato un momento diverso non l’avrei tolto, siccome la partita si poteva ancora vincere e Mazzocchi poteva dare una mano in più con la sua freschezza”.

Cosa si sente di dire ai tifosi? A fine partita avete deciso di non andare sotto le curve: “I tifosi hanno fatto una protesta pacifica. Nella mia gestione, finché c’è stata speranza di andare nelle coppe, ci hanno sempre sostenuto con lo stadio pieno e non si può dire niente. In altri stadi si sarebbero viste contestazioni forti, al limite. La contestazione è doverosa ed è stata molto civile”.

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