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Ngonge: “Quando il Napoli mi ha chiamato ho corso! Vi racconto quei momenti”

Simone Meola
Simone Meola
5 Min di lettura
© SSC Napoli

Le parole dell’attaccante del Napoli ai microfoni ufficiali del club partenopeo

Cyril Ngonge, attaccante del Napoli, si è raccontato ai microfoni del sito ufficiale del club partenopeo nel corso del quarto episodio della serie LetTheMusicPlay con Decibel Bellini. Queste le sue dichiarazioni: “Penso di essere stato in giardino con papà e mio fratello quando ho tirato i primi calci al pallone, ero in famiglia. In casa mia si ascoltava molto la musica africana per mio padre, Jazz, musica afroamericana, mio padre era un grande fan di Michael Jackson, quindi si ascoltava un po’ di tutto, mio padre mi ha insegnato molto bene la musica. Mio padre non ha voluto mettermi pressione dicendo di fare il calciatore, infatti il mio primo sport è stato il basket, perché volevo seguire le orme di mio fratello più grande, però giocavo sempre solo, quindi hanno deciso di togliermi dal basket e ho iniziato a giocare a calcio, è venuto tutto da solo. Il primo consiglio che mi ha dato mio padre è di giocare con gioia, ha visto un bel mancino e dopo ha detto vediamo cosa può succedere giocando. Ho visto alcune partite di mio padre, il paragone tra di noi è difficile, siamo molto differenti, lui era destro e molto fisico e veloce, mentre io sono mancino, però un paragone è che possiamo fare gol molto facilmente. Dopo la partita mi chiama direttamente, è il mio secondo allenatore, all’inizio era frustante, mentre oggi lo ascolto sempre, perché mi dà tantissimi consigli”.

Successivamente Ngonge ha parlato dell’esordio in Champions:

“La mia prima partita in Champions mi ha fatto capire tanto, mi trovavo nelle giovanili del Brugge in Belgio, due giocatori in prima squadra si sono infortunati, e nel giro di 2 settimane ho fatto la prima partita in campionato ed anche in Champions, e a quel punto ho pensato di esserci e che fosse iniziato tutto. Non conoscevo molte cose dell’Italia, però pensavo sempre al buon cibo, alla bella vita, pensavo solo a cose positive, anche se non sapevo cosa aspettarmi, però mi sono abituato molto velocemente sia al paese che alla cultura italiana, oltre che al calcio, e me ne sono innamorato. Non ascolto molto la musica italiana, però in spogliatoio qualcosa di italiano e napoletano c’è, come quelle di Geolier, che i ragazzi ascoltano spesso, infatti ho due sue canzoni nella playlist”.

La chiamata del Napoli raccontata dall’attaccante:

“Ero all’allenamento, poi mi hanno detto di prendere la macchina e andare a Milano perché mi dovevano parlare, è stato tutto molto veloce per arrivare al Napoli, non ci credevo, è stato motivo di orgoglio, e mi sono detto che potesse iniziare una nuova avventura. Sono andato a Milano come un pazzo, ed era tutto pronto, in una settimana ero a Roma. Ho una playlist di 80 canzoni, se guido per più di un’ora la ascolto perché mi piacciono molto. C’è un po’ di musica latina, c’è del rap americano, c’è un po’ di tutto, questo perché sono molto aperto. Una canzone che mi dà la carica prima della partita quando sono in pullman è Heaven or Hell di K. Trap”.

Le differenze tra il suo luogo nativo e il capoluogo campano:

“La prima grande differenza tra Napoli e Bruxelles è il clima, inoltre lì non c’è il mare, però la vita notturna, i locali e i ristoranti sono tanti a Bruxelles, quindi su questo sono molto uguali. Mi capita di addormentarmi con la musica, ma questo non accade sempre, metto una musica più tranquilla, e quando ad esempio mi è difficile dormire metto il suono della pioggia, delle cascate, così da poter addormentarmi, e sogno di essere da qualche parte. Con la fidanzata ancora non siamo arrivati al punto, mentre per il cane sto cercando quello che voglio, anche se non so ancora quale. Però ad ora siamo più avanzati con il cane che con la fidanzata. Non mi piace cantare, ad esempio lo faccio in doccia o nel bagno da solo, ma non lo so fare. Quello che posso cantare al massimo sono i cori della Curva”.

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