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Napoli-Atalanta, una sfida da dentro o fuori. Per la Champions, per l’Europa, per il futuro

Mauro Cucco
Mauro Cucco
3 Min di lettura
© Il Mio Napoli - Foto Marco Bergamasco

Napoli-Atalanta rappresenta una sfida spartiacque. La stagione del Napoli, quella dello Scudetto sul petto, quella disgraziata dei tre allenatori (mai accaduto in 19 anni di gestione De Laurentiis), potrebbe concludersi poche ore prima della Santa Pasqua. Senza più la possibilità di qualificarsi per la prossima edizione della super Champions e, paradossalmente, stando anche fuori dalla possibilità di approdare quantomeno in Europa League. Resterebbe l’appiglio della Conference League, ma è tutto da verificare.

© Il Mio Napoli – Foto Marco Bergamasco

Quando Napoli-Atalanta sarà terminata, indipendentemente dall’esito, non ci saranno rimpianti nei pensieri più profondi. È stato così incredibilmente bello che varrà la pena di voltarsi indietro anche solo per un istante, di assaporare ancora quel che resta del nettare dello scudetto, e poi accettare gioiosamente ciò che il destino ha deciso: dentro o fuori, qualunque sia l’esito, ma con l’orgoglio di aver vissuto, con la magnificenza di quella romantica compagnia che ci circonda. Lo scrive e lo riporta l’edizione odierna del Corriere dello Sport.

Napoli-Atalanta si giocherà dinnanzi a 50mila spettatori. E’ vietato sbagliare, è scolpito nell’aritmetica che non ammette opinioni. In un mezzogiorno e mezzo di fuoco.

© Il Mio Napoli – Foto Marco Bergamasco

Napoli-Atalanta è ora, ma potrebbe essere (forse) per sempre, lo spartiacque tra due mondi che sono appartenuti e restano. Può essere l’ultima danza o forse no, sarà l’esistenza stessa a deciderlo, fatta di rimbalzi talvolta perfidi. Vincerla, per il Napoli, significherebbe aggrapparsi ancora, seppur meno disperatamente, alla speranza di credere nel futuro, di riflettersi in un orizzonte ancora luminoso anche per quei cinquanta milioni che potrebbero essere delusi anche con il quinto posto. Altrimenti, al di là di quella linea d’ombra, rimarrebbe il passato di questo ciclo, la sua maestosa espressione, un bel tempo che gli errori di un anno non cancellano né sommergono. Ma ad alimentare quest’ultima speranza, c’è Victor Osimhen, che rientra dopo la panchina con l’Inter e non segna da tre partite. E’ una luce sferzante, come un mezzogiorno da attraversare con fierezza per ciò ch’è stato. 

Fonte: Corriere dello Sport

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