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Viviani: “Zerbin è uno di quei giocatori che deve andare a giocare in altri club per farsi le ossa”

Alessandro Caterino
Alessandro Caterino
3 Min di lettura
© Il Mio Napoli - Foto Marco Bergamasco

L’ex vice allenatore azzurro interviene sul periodo dei partenopei

Fabio Viviani, durante la trasmissione radiofonica 1 football Club su 1 Station Radio, ha rilasciato qualche dichiarazione sulla vittoria del Napoli in Supercoppa: “Tornare alla difesa a tre ha dato qualche remora. È stata un prestazione importante e cambiare il modulo, in una stagione complicata come quella attuale, può garantire al Napoli nuova determinazione, indurre la squadra a mettere qualcosa in più. Mazzarri ha l’esperienza più che sufficiente per poterlo fare. Inoltre, anche se i calciatori sono abituati a giocare in un altro modo, la loro caratura gli consente di adattarsi ai diversi assetti. I giocatori di alto livello hanno le conoscenze che agevolano il lavoro degli allenatori”.

Viviani si sofferma su Zerbin: “E’ un tema che discutiamo, ormai, da secoli. È un discorso lungo che si collegherebbe anche a considerazioni sulle giovanili, con il rischio di vedere partire i nostri giovani all’estero. Zerbin è uno di quei giocatori che deve andare a giocare in altri club per farsi le ossa e, forse, tornare. Il Napoli però vanta anche talenti italiani, su tutti il capitano Di Lorenzo”.

Su Mazzocchi: “Una gara positiva. Mi piace che un calciatore italiano abbia potuto fare bene”.

Su Cajuste: “Entrare e muoversi in un sistema nuovo non è semplicissimo. Diamogli tempo per adattarsi al nuovo assetto e, soprattutto, ai dettami del nostro calcio. Naturalmente, dovrà migliorare anche nella velocità di pensiero. Non è solo questione di tecnica ma anche di abitudine a spazi che, nel nostro calcio, sono più difficili da trovare”.

Su Simeone: “Non è un giocatore che scopriamo oggi. Il problema è che davanti a sé ha il miglior nove al mondo. L’argentino riesce a disimpegnarsi ottimamente ogni volta che viene chiamato in causa, che siano cinque minuti o tutta la gara”.

Sui possibili innesti: “Anche se il direttore sportivo è cambiato, lo scouting è rimasto lo stesso. Vanno ricordate delle sorprese di mercato, come Kvaratskhelia. Non mi aspettavo un simile impatto del georgiano che, però, può essere la dimostrazione e la garanzia del lavoro svolto proprio dallo scouting azzurro”.

Sullo stadio mezzo vuoto nel match di Supercoppa: “C’è molto da differenziare. Nei Paesi arabi la tradizione calcistica è forte, ma non sono molti gli abitanti che possano garantire affluenza negli impianti, nonostante in Arabia Saudita gli stadi siano sempre pieni, soprattutto in considerazione della recente campagna acquisti. Un anno prima dei Mondiali, sono andato a Doha, parlando con il tassista non sapeva nemmeno dove fossero gli stadi. Il governo saudita, godendo di grande disponibilità economica, sta cercando di sfruttare le proprie risorse nel calcio per renderlo un biglietto da visita del proprio Paese”.

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