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In Giappone tutto pronto per il rilascio acqua contaminata di Fukushima

Matteo Calitri
Matteo Calitri
2 Min di lettura

Si attendono solo gli ultimi controlli per iniziare un’operazione che durerà trent’anni

In Giappone, si stanno definendo gli ultimi preparativi per il rilascio delle acque contaminate provenienti dalla centrale nucleare di Fukushima nell’Oceano Pacifico. Questo annuncio è stato confermato dalla Tokyo Electric Power (Tepco), l’azienda responsabile dell’impianto, a meno di un giorno dall’esecuzione prevista .La Tepco ha comunicato di aver diluito un metro cubo di acque di scarto con circa 1.200 metri cubi di acqua marina, secondo gli standard di sicurezza giapponesi.

Questa miscela è stata fatta fluire attraverso un tunnel sottomarino situato a 1 chilometro dalla centrale. L’operazione è stata eseguita martedì, secondo quanto riferito dai media locali, intorno alle 13:00 (le 6:00 in Italia).Le acque trattate saranno ulteriormente esaminate e, a partire da giovedì, verranno rilasciate in mare insieme ad altre acque immagazzinate sul sito. Circa 1,34 milioni di metri cubi di acqua, che corrispondono a 540 piscine olimpioniche, sono stati accumulati nelle cisterne.

Queste acque, utilizzate per raffreddare i reattori ancora altamente radioattivi, si sono mescolate con acque sotterranee e piogge nel corso del tempo. L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) ha dato il via libera a questa complessa operazione, confermando la presenza del personale sul sito giovedì. Nel frattempo, prosegue il processo di smantellamento della centrale, che include la rimozione del combustibile nucleare fuso e dei detriti radioattivi presenti nei reattori danneggiati dall’esplosione del 2011, causata da un terremoto di magnitudo 9 e dal conseguente tsunami.

Questa operazione di smantellamento è estremamente complessa e pericolosa, tanto che la Tepco sta utilizzando robot avanzati al posto degli operatori umani. È previsto che i più di 1.000 serbatoi raggiungano la loro capacità massima entro il 2024. Tanto il governo giapponese quanto la Tepco sostengono che il rilascio delle acque nell’oceano è necessario per continuare con successo i lavori di smantellamento, che richiedono spazio e strutture adeguate per conservare i detriti derivanti da queste impegnative operazioni di demolizione.

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