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Jacomuzzi: “Kilman è molto forte. Il Napoli ci ha visto bene”

Redazione
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© Il Mio Napoli

A Radio Crc nel corso della trasmissione “Si Gonfia la Rete” è intervenuto Carlo Jacomuzzi, dirigente sportivo ed esperto di calcio inglese: “Alcaraz lo conosco, è un buon giocatore, non siamo vicini a quello che potrebbe essere l’ideale del Napoli, Max Kilman invece è molto forte, di testa è bravissimo, gioca d’anticipo e forse non è velocissimo nell’arretramento, ma può migliorare. L’inserimento di un giocatore in una squadra già collaudata come il Napoli non credo sarà difficilissimo, ma tra tutti, preferisco Kilman”.

L’area scouting sta diventando sempre più importante – commenta Jacomuzzi – e se arrivano tanti stranieri vuol dire che l’osservazione è fatta ad un certo livello. La figura del direttore sportivo è un po’ quella di cuscinetto tra società, squadra, allenatore, cosa che un osservatore non può dare perché andando in giro non può badare al giornaliero. Il ds risolve tutto in breve tempo. Lo scouting del Napoli è di un certo livello, e le ultime operazioni lo dimostrano. Una società non può fare a meno del direttore sportivo, ma noi come associazione stiamo affinché si possano inserire gli osservatori nel sistema calcio. Ad ognuno il suo: il ds ha i suoi compiti, gli osservatori non possono stare dietro al televisore, devono muoversi e stare sul campo perché è sul rettangolo verde che arrivano i risultati. Entrambe le figure hanno la loro importanza”. 

Jacomuzzi spiega le differenze tra il mercato italiano e quello inglese: “Ci sono tanti ragazzi giovani di grossa prospettiva, ma il calcio inglese è diverso da quello italiano: è meno tattico, si chiede meno esperienza. Da noi c’è difficoltà nell’inserire tecnicamente e tatticamente i giovani e poi gli allenatori talvolta hanno paura perché il loro lavoro è legato ai risultati. I club di Premier per prendere extracomunitari devono spendere sempre più di 12 milioni di euro ecco perché poi la quotazione di Ndombele è alle stelle. Se non facciamo una programmazione sui giovani in Italia non andiamo avanti anche perché le disponibilità economiche non le abbiamo”.  

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