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Simeone: “Ogni giorno mi rendo conto di quant’è stato grande quello che abbiamo fatto”

Alessandro Scognamiglio
Alessandro Scognamiglio
7 Min di lettura
© Il Mio Napoli - Foto Marco Bergamasco

Simeone parla della sua prima stagione in maglia azzurra

Giovanni Simeone, attaccante del Napoli, ha rilasciato un intervista al noto quotidiano spagnolo AS dove ha parlato della sua prima stagione in azzurro. Simeone ha dichiarato: “Ogni giorno mi rendo conto di qualcosa di nuovo che mi fa capire quant’è stato grande quello che abbiamo fatto. L’altro giorno, ad esempio, ho visitato Sorrento e c’era una strada con decine di striscioni con ogni risultato delle nostre partite di quest’anno“.

Sulla tripletta che spense i sogni Scudetto nel 2018: “Segnare tre gol a una squadra così importante fu speciale. Ovviamente quando sono arrivato qui tutti me lo hanno ricordato e continuano a farlo. Ma adesso aggiungono: “Sei perdonato“.

Sull’arrivo a Napoli: “Mi hanno cercato diverse squadre importanti, ma quand’è venuto fuori il Napoli non ho pensato ad altro. Mi spiegarono che era un’operazione difficile, ma non m’importava“.

L’impatto con la città partenopea: “Ho notato la differenza tra la gente di Napoli e quella del nord. Qui ti accolgono con amore e questo mi ha aiutato tantissimo, siamo molto simili noi argentini. Inoltre essere il primo argentino da parecchio tempo ha fatto sì che i tifosi mostrassero sempre un affetto speciale nei miei confronti. Volevo sentirmi parte della città e la gente mi ha fatto subito sentire tale

© Il Mio Napoli – Foto Marco Bergamasco

Simeone ha poi parlato del fatto di non partire titolare nelle gerarchie di Spalletti: “Il direttore è stato geniale, mise subito le cose in chiaro. Mi disse che se fossi venuto qui avrei avuto bisogno di pazienza. Sapevo ciò che mi aspettava, sono venuto qui felice e convinto del fatto che avrei avuto le mie possibilità qui, preparando ogni partita come se dovessi giocare titolare. Ho vissuto tutta la stagione così e ho celebrato ogni gol come se fosse il mio“.

Su Osimhen: “Sembra che non sia sempre presente, ma ogni volta che arriva il pallone inventa qualcosa. E’ un calciatore spontaneo, non prepara i suoi movimenti, gli vengono fuori dal nulla e questo complica tanto la vita ai difensori. Sa trovare lo spazio e calciare bene“.

Su Kvaratskhelia: “Quello che balza subito agli occhi è che cercare sempre di puntare il difensore. Non ha altro in testa, anche se qualche volta gli viene male, torna sui suoi passi e lo fa di nuovo. Sapevo che era un calciatore forte, ma quando l’ho visto in campo aperto mi sono reso conto che bestia è. Come Victor“.

Sul gol alla Roma: “La vittoria con la Roma a gennaio, quando segnai io il 2-1 definitivo. Me lo disse anche papà, mi mandò un messaggio di notte: ‘Questo gol sa di campione”. Un messaggio che mi ha emozionato perché disse lo stesso quando l’Argentina vinse gli ottavi di finale al Mondiale in Qatar“.

© Il Mio Napoli – Foto Marco Bergamasco

Simeone è poi tornato a parlare del tatuaggio e del gol al Liverpool: “La notte prima mia moglie mi dà a parlare ma io non voglio risponderle, sono nervoso. Così mi metto a meditare, chiamo papà, vado a dormire e non so perché mi sveglio il giorno dopo felice come un bambino: quel giorno avrei realizzato il mio sogno. Ho un video del pomeriggio precedente alla partita, tutti i miei compagni di squadra dormivano e io non riuscivo. Andavo da un letto a un altro come un bambino, cantando la canzone di Maradona. Arriviamo allo stadio e il momento dell’inno Champions, con quell’urlo così famoso, non lo dimenticherò mai in tutta la vita. Si fa male Osimhen, il mister mi chiama e vado in campo molto rilassato, straconvinto che avrei segnato. Non so perché, ma lo sapevo, l’avevo visto mille volte nella mia testa. E accadde. La cosa più bella è stata vedere il giorno dopo i tifosi fermarmi per strada in lacrime, dicendomi “ce l’hai fatta, ce l’hai fatta”. Non avrei mai immaginato che i napoletani conoscessero così bene la mia storia e la sentissero loro“.

Su Spalletti: “Il mister è un maestro di calcio e di vita. Ha sempre parole che arrivano, che ti mettono voglia di continuare ad ascoltarlo. Ogni giorno facciamo una sessione video di una quarantina di minuti, mi piace molto ascoltarlo e imparare. Mi piacerebbe diventare allenatore ed essere come lui, avere la sua stessa passione. Condivido la sua maniera di vedere il calcio e per questo abbiamo fatto quello che abbiamo fatto: tutta sulla stessa lunghezza d’onda. Ha detto che ha bisogno di riposare, di stare con la sua famiglia e bisogna rispettare la sua decisione. Noi gli vogliamo bene, è stato bello lavorare con lui e desideriamo il meglio per lui. Merita tutto quello che sta vivendo“.

Cholito ha poi concluso parlando del fatto che lui sia il primo argentino dopo Maradona a vincere lo Scudetto a Napoli: “Mi rendo conto di questo pian piano, vedendo ogni immagine, ogni murale o foto con le nostre facce nelle strade della città. Diego, il figlio di Maradona, mi scrisse il giorno dopo la rete alla Roma: “Mio papà ti ha mandato qui”. Lì ho capito perché ho voluto tanto questa maglia“.

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