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Di Lorenzo-Insigne, due modi differenti di interpretare il ruolo del capitano

Gianmarco Ruocco
Gianmarco Ruocco
3 Min di lettura
© Il Mio Napoli - Foto Marco Bergamasco

Giovanni Di Lorenzo e Lorenzo Insigne. Entrambi sono stati il simbolo di Napoli. La semplicità del terzino, però, sembra aver conquistato la piazza più del talento puro di Lorenzo il Magnifico

Umile, silenzioso e decisivo. Se fosse necessario descrivere Giovanni Di Lorenzo in tre parole, di certo quelle appena elencate risultano essere le più adatte. Perchè se è vero che i successi si raggiungono con la programmazione e con gli investimenti della dirigenza, è altrettanto vero che in campo scendono i giocatori. In una squadra, come quella del Napoli, in cui la vera forza risiede nel gruppo la copertina della stagione non può che raffigurare il capitano.

Partito dai campi di periferia, la sua è stata una crescita continua che passo passo lo ha portato ad imporsi nel calcio che conta. Sicuramente non il più talentuoso della rosa, Kvara ed Osimhen ad esempio sembrano essere stati baciati da una miglior sorte, la costanza e la serietà hanno reso Di Lorenzo il vero uomo squadra del Napoli. Più volte allenatore e proprietà hanno infatti avuto parole di stima per la persona Giovanni, ancor prima che per le sue doti calcistiche, seppur queste siano innegabili.

© Salvatore Gallo

Il terzino, poi, ha conquistato anche tutta la piazza. Questa ora inneggia ad un rinnovo a vita per quello che sembra essere diventato un napoletano d’adozione. La scelta di dargli la fascia, dopo la rivoluzione dello scorsa estate, a quasi un anno di distanza e con uno Scudetto in più in bacheca può considerarsi felice. Gli attestati di stima, meritati, non gli vengono negati nemmeno dal presidente De Laurentiis. Il patron azzurro, conscio che la forza della sua squadra viene più dal gruppo che non dai singoli, ha spesso ringraziato il capitano per la sua centralità nel progetto.

Eppure alla mente torna chi quella fascia l’ha indossata prima di Di Lorenzo, vale a dire Lorenzo Insigne.

Per Insigne, la cui napoletanità ritrova riscontro nell’atto di nascita e non nella sola investitura della piazza, il rapporto con il tifo ha avuto un andamento completamente diverso. Un eterno odi et amo. Perchè se da una parte Lorenzo il magnifico riusciva a catturare l’occhio con le giocate e i gol spettacolati. Dall’altra, il suo carattere un pò più esuberante era spesso bersaglio dei tifosi.

L’addio della scorsa estate, seppur sofferto, ha comunque lasciato la sensazione che fosse giusto così. Che, come accade nei rapporti di cuore ormai logori, per entrambe le parti fosse arrivato il momento di lasciarsi andare. Un certo senso di rammarico per ciò che sarebbe potuto essere e non sarà di certo Insigne lo ha vissuto. Potrà però consolarsi pensando che la sua fascia, quella che ha tanto amato, è nelle mani affidabile del numero 22 azzurro.

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