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E’ più forte il Napoli di Sarri o quello di Spalletti? Il confronto

Mauro Cucco
Mauro Cucco
4 Min di lettura

Ruolo per ruolo: qualche calciatore si equivale, qualche altro è nettamente più forte. Luciano con più alternative rispetto a Maurizio. E la coppia Osimhen-Kvaratskhelia…

E’ il giochino della settimana: mettere a confronto il Napoli di Maurizio Sarri, quello che ha sfiorato lo Scudetto con i 91 punti del 2017-18, ed il Napoli di Luciano Spalletti che sta dominando questo campionato. Lo hanno fatto e lo stanno facendo tutti. La prima differenza è, ovviamente, sostanziale: quel Napoli di cinque anni fa, pur bellissimo, non vinse lo Scudetto. Quest’altro, altrettanto bellissimo (e fortissimo), ce l’ha ormai in pugno. Quella squadra che giocava a memoria e che era guidata dal tridente dei piccoletti, Insigne-Mertens-Callejon, fece a suo modo la storia. Quest’altra, sospinta dalla coppia Osimhen-Kvaratskhelia ma anche da un collettivo che gioca all’unisono, la sta facendo ora. In maniera fragorosa, dirompente. C’è stato un Napoli, appena cinque anni fa, che s’è preso la città, l’ha illanguidita e scatenata, l’ha elevata a sognatrice. Un sogno nel cuore che tale è rimasto per ragioni e conclusioni a cui tutti, ex-post, possono arrivare. Oggi c’è una magnifica orchestra che è pronta a far diventare quel sogno realtà.

Queste le due formazioni a confronto tra il Napoli di Sarri e quello di Spalletti:

In porta, Meret e Reina, possono essere messi più o meno sullo stesso livello. In mezzo alla difesa Albiol, per statura, carisma e personalità, ha qualcosa in più rispetto a Rrahmani, mentre Kim oggi equivale Koulibaly. E’ sulle fasce, però, che il Napoli di Spalletti si mostra più forte, con Di Lorenzo nettamente più forte rispetto a Hysaj e con un Mario Rui che ha raggiunto livelli di performance altissimi, persino più alti del miglior Ghoulam, infortunatosi nel novembre 2017.

Probabilmente è a centrocampo che le due squadre si equivalgono. Perché Lobotka è sicuramente il regista più forte del campionato, ma cinque anni fa anche Jorginho poteva dire la sua, finanche nel confronto con lo juventino Pjanic. Anguissa può valere per agonismo e dinamicità l’Allan di allora, mentre Hamsik ha dimostrato, evidentemente, di valere qualcosa in più dell’attuale Zielinski, che va ad intermittenza. Però quel Napoli di Sarri non aveva grandi alternative in panchina, mentre questo di Spalletti ne ha diverse. E non solo a centrocampo, ma anche negli altri reparti.

In attacco i dubbi sono meno marcati. Perché se da un lato Callejon garantiva un lavoro di almeno tre calciatori ed era inamovibile, mentre oggi Spalletti può variare tra Elmas, Lozano e Politano, dall’altro lato c’è una coppia che sta facendo faville. Osimhen e Kvaratskhelia, lo dicono le prestazioni ed i numeri, sanno essere devastanti, impattanti, decisivi. Più di Mertens e Insigne, che comunque hanno fatto la storia del Napoli e non va dimenticato ne messo da parte. Però è indubbio che il nigeriano ed il georgiano stanno trascinando a suon di gol e assist, con una continuità disarmante, questo sogno chiamato Scudetto.

Questa, allora, l’ideale formazione, schierata col 4-3-3, capace di fondere i due Napoli: Meret/Reina; Di Lorenzo, Albiol, Kim, Mario Rui; Anguissa/Allan, Lobotka/Jorginho, Hamsik; Callejon, Osimhen, Kvaratskhelia

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