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Tennis, Roger Federer si ritira: “Decisione agrodolce. Laver Cup mio ultimo evento”

Mauro Cucco
Mauro Cucco
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Il giorno è arrivato con la notizia che tutti sportivi del tennis non avrebbero mai voluto attendere: Roger Federer si ritira. Il grande campione ha detto basta. Lo ha fatto annunciandolo sui social network con una lettera a cuore aperto: “Alla mia famiglia del tennis e oltre, tra i tanti regali che il tennis mi ha fatto, il più grande senza dubbio, è avermi permesso di conoscere tante persone lungo la via. I miei amici, i miei avversari e ancor più importante, i miei tifosi che danno vita allo sport. Oggi voglio condividere delle news con voi. Come sapete, gli ultimi tre anni mi hanno presentato delle sfide sotto forma di infortuni e operazioni. Ho lavorato tanto per ritornare a una forma completamente competitiva. Ma conosco anche limite le capacità del mio corpo e il suo messaggio è chiaro. Ho 41 anni. Ho giocato più di 1500 partite in 24 anni. Il tennis mi ha trattato più generosamente di quanto io potessi immaginare, ma ora è arrivato il momento di capire di dire basta e terminare al mia carriera da professionista“.

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“Giocherò ancora in futuro – prosegue – ma non a uno Slam e non in un torneo del circuito. E’ stata una decisione agrodolce, perché mi mancherà tutto quello che il circuito mi ha dato in questi anni. Ma allo stesso tempo, c’è anche così tanto da festeggiare. Mi considero una delle persone più fortunate al mondo. Mi è stato dato un talento speciale per giocare a tennis, e sono riuscito a farlo a un livello che mai avrei immaginato, per molto tempo, molto più di quello che pensavo”.

“Ringrazio anche i miei avversari in campo. Sono stato fortunato a giocare alcuni match epici. Abbiamo duellato in modo duro ma corretto, con passione e intensità. Ci siamo spinti l’uno con l’altro, portando il tennis a un altro livello“.

“Gli ultimi 24 anni nel tour sono stati incredibili, anche se a volte sembrano passate solo 24 ore. Li ho vissuti intensamente e profondamente. Ho avuto la fortuna di giocare in più di 40 paesi, di ridere e piangere, di provare gioia e dolore e di sentirmi vivo. Quando ho cominciato a giocare a tennis, ero un raccattapalle a Basilea. Guardavo i giocatori come dei giganti, con ammirazione. Ho cominciato a sognare e questo mi ha portato lavorare duro per raggiungere il mio sogno. Grazie dunque per aver contribuito a realizzare il sogno di un bambino. E al tennis: ti amo e non ti lascerò mai“. 

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