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De Laurentiis: “Tre competizioni europee non servono. Lo Stato non pensa agli stadi italiani. Il calcio va svecchiato”

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Aurelio De Laurentiis ha partecipato alla convention organizzata da Il Mattino in occasione dei 130 anni dalla fondazione del quotidiano. Queste le sue parole, a partire dalla crisi che sta investendo il mondo del calcio: “Nei ruoli istituzionali calcistici ci sono persone che raramente, nella loro vita, hanno avuto a che fare con il mondo del calcio. Sì, Gravina ha fatto una corsa dalla D alla Serie B per poi tornare giù con il Castel di Sangro, ma questi signori non hanno mai frequentato una società di calcio contemporanea per cui non ne conoscono i problemi, fanno finta di conoscerli. Non li possono nemmeno immaginare e capire. Per questo per loro diventa fondamentale mettersi una medaglia istituzionale, per poter comandare e governare il più a lungo possibile. Io non voglio contestare Ceferin e Infantino, ma abbiamo visto che fine hanno fatto Blatter e Platini. C’è una posizione dominante della UEFA che condiziona tutto il movimento calcistico affinché possa crescere. E poi abbiamo avuto la disgrazia dei politici italiani, perché ad esempio nel corso degli anni tutti quelli che avevano la delega allo sport hanno combinato solo guai e disastri. Ora abbiamo la Vezzali che da brava olimpionica sa tirar di fioretto anche in un ambiente in cui era poco edotta e ci sta dando una mano. In quattro anni abbiamo avuto due presidenze con le quali non abbiamo fatto molto. Ora abbiamo Casini che viene dal ministero dei beni culturali, ha lavorato nel mondo calcistico, seppure ai margini, ma è una persona capace di capire dove intervenire in termini normativi e sa rapportarsi. Ma, tornando all’Europa, l’UEFA si mette la medaglia, organizza la Champions che ha una sua importanza, l’Europa League vale molto ma molto meno, e pesa in termini di energie, mentre la Conference non vale nulla. Ma allora perché si fanno tre competizioni? Perché è necessario accontentare quanta più platea possibile, quante più federazioni possibili, altrimenti non vieni rieletto”.

De Laurentiis parla anche degli obsoleti stadi italiani: “La Melandri, che ha studiato in America, non capisce nulla di calcio ed ha fatto una legge che ci ha castrato. Il calcio inglese è un calcio che dell’industria e dell’impresa ha fatto la sua filosofia. Se lei voleva accontentare tutti, facendo scrivere una leggere da un ignorante, hanno combinato un disastro per il quale noi siamo andati avanti per tanti anni, dando ad Infront ed a tanti agenti la possibilità di vendere quello che facevamo, a loro uso e consumo. Fortunatamente queste persone non ci sono più ma c’è il rischio di andare avanti con questa tiritera se non cambiamo subito rotta”.

ADL approfondisce il discorso riguardante il tifo: “Il nostro referente è il tifoso che si divide in due tipologie: quello che viene allo stadio e quello che ci segue su ogni device. Sono due tipologie diverse di tifoso. La signora Thatcher fece una legge per la quale disse fuori gli hoolingans dagli stadi ma anche dai pub. Negli stadi misero un questore, con una cella, e se un cliente dello stadio di alza in piedi, ti riprende inizialmente poi ti manda in cella e lì ci rimani, poi non puoi mettere più piede negli stadi per 6 mesi o un anno. Da noi, avete visto quello che è successo a La Spezia. Se il Ministero degli Interni è costretto a fare accordi con mafia, camorra, ndrangheta per le sue operazioni di intelligence, è chiaro che non ha tempo per pensare agli stadi e qundi il messaggio è “lasciate che li avvenga di tutto”. Io ho fatto una fatica gigantesca per far cambiare nel 2014 la legge affinché vengano daspati ed esclusi dagli stadi chi aveva commesso vari reati nei precedenti cinque anni. Ho dovuto fare una lotta pazzesca. Questo è un Paese straordinario dove però non si sono mai messe le cose in ordine. Il nostro era il cosiddetto Giardino d’Europa e noi abbiamo delle potenzialità pazzesche. La Campania è la terra dell’eccellenza che noi abbiamo lasciato in mano alla disperazione”.

Sugli incidenti di Spezia-Napoli: “Se io non ho una certezza di chi frequenterebbe il mio stadio, perché dovrei investire milioni e milioni nella costruzione di una struttura che sia capace di vivere sette giorni su sette. Torniamo al discorso di prima. Gravina in tre anni e mezzo non ha fatto nulla. Perché il governo non adotta la stessa legge degli anni ’60 in Inghilterra? Se accade… ecco 100 milioni per il Maradona. Io sono stato al gioco: nel 2008, con l’ingegnere che fatto restauro Hotel Gallia di Milano, ho fatto un progetto mai preso in considerazione. Poi Crimi, tesoriere di Berlusconi, scrisse legge per gli stadi, poi governo cambiò e a un certo punto ci siamo ritrovati col sindaco attuale di Firenze che prese in mano questa legge rendendola inattuabile. Una volta presentai un progetto con lo stesso architetto dello Stadium di Torino che vanta 39mila posti. Io ne pensai uno da 40mila posti. De Magistris, populista preciso, prese il mio progetto da 70 milioni di euro, manco lo prese in esame, lui ne voleva uno da 55mila posti, nonostante le mie indagini e ricerche che avevano portato un contesto di media frequenza di circa 33mila presenze allo stadio. Con questo governo è difficile fare dei ragionamenti”.

Nel 2004 – racconta De Laurentiis – con 37 milioni miei presi un pezzo di carta, tornai da Los Angeles e il Napoli non esisteva, Galliani mi prestò un calciatore, comprammo le magliette dal tabaccaio, facemmo la squadra con tre settimane di ritardo, ci allenammo sui campi dell’Ariston di Paestum. Io di calcio non sapevo nulla, venivo dal cinema e a scuola giocavo a basket. Papà mi portava da piccolo a vedere il Napoli, c’erano tanto colore allo stadio. In me, bambino, il Napoli veniva presentato come fatto rappresentativo, ma io non sapevo giocare a calcio. Chi non sapeva giocare faceva l’arbitro, ecco perché gli arbitri non hanno personalità! Io non farei mai l’arbitro. In Serie C mi sono preso tanti di quegli sputi…ci dovevamo chiudere 4-5 ore negli spogliatoi con la polizia che ci diceva: ancora vi aspettano fuori. Ero passato da Angelina Jolie agli sputi dei campi del Sud“.

De Laurentiis ribadisce che bisogna cambiare tutto: “Perché i ragazzi dagli 8 ai 17-18 anni stanno abbandonando la visione del calcio? Perché non sono interessati. Perché chi fa il capo di questo o di quell’altro non ha tempo di frequentare in famiglia i propri figli ed i propri nipoti. Per me è facilissimo, facendo il produttore del cinema e dell’audiovisivo è uno studio che portiamo sempre avanti, ma qui dobbiamo capire che questa partita di calcio è diventata per i ragazzini una rottura di palle che non finisce mai. Allora uno dovrebbe dire ad Infantino e Ceferin di non pensare sempre e solo al vostro portafoglio, ma fare una indagine e cambiare il calcio. Si parla sempre di calcio femminile, per farlo diventare professionistico, ma con quali soldi? La Formula 3 o 2 mica compete con la Formula 1? C’è tutto un mondo da ri-verificare. Fare più cambi come nella pallacanestro. Che abbiamo a fare 30 calciatori se poi non li facciamo giocare. Bisogna cambiare tutto e svecchiare tutto, compresi i vertici. So tutti vecchi, ci fosse un ragazzo o una ragazzina di 18 anni a parlare di calcio in tv”.

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