Ad imageAd image

Insigne, da capro espiatorio a fenomeno, e viceversa

admin
admin
4 Min di lettura
Due gol negli ultimi due incontri di qualificazione a Euro2020 per chiudere al meglio la stagione e ripartire con fiducia in quella che verrà

Ci volevano questi due gol contro Grecia e Bosnia per restituire fiducia e sorriso a Lorenzo Insigne in questo finale di stagione, dopo una seconda parte di 2019 non esaltante e difficile sotto il profilo emotivo. Curioso come ancora una volta manchi l’equilibrio in un mondo come quello del calcio in cui i giudizi variano rapidamente in base al momento, quando invece occorre tener sempre conto dello stato complessivo delle cose. Per cui accade che un momento prima Lorenzo Insigne diventa sacrificabile, cedibile e capro espiatorio di tutti i mali che vengono per nuocere e un momento dopo è eretto a fenomeno. Come sempre, la verità sta nel mezzo ed è bene tenerla chiara in mente per evitare opinioni che variano di continuo.

Insigne è un talento, sicuro. Ha già abbondantemente dimostrato di essere uno di quelli capaci di risolvere una partita, con un gesto tecnico o un gol. Uno di quelli che sono diventati oramai il suo marchio di fabbrica. Chi è in grado di essere decisivo per le sorti della sua squadra è automaticamente definibile un campione. Ma tra i tanti suoi pregi spuntano dei “difetti” – o limiti – che gli hanno impedito di ricevere il certificato di top player. Tra questi la discontinuità: dopo una prima parte di stagione ottima con il Napoli, nel corso della seconda parte Insigne è praticamente scomparso dalla scena, complice anche un periodo non facile con l’ambiente partenopeo. Anche nel corso del triennio sarrista – sicuramente il migliore della sua carriera – Insigne viveva dei momenti di pausa che subito risaltavano agli occhi. Normale per uno come lui far notizia quando non si offrono prestazioni positive, così come è normale essere preso di mira nei momenti non brillanti. Il che lo porta a reagire nei confronti di chi lo critica e spesso quest’ultima è mossa dai propri tifosi.

Un’emotività a volte condizionante che un campione non dovrebbe far trasparire: i tifosi son tifosi e come tali si lasciano trasportare dal momento

Meglio rispondere sul campo, come fatto in queste due ultime gare con la Nazionale, altro ambito in cui Insigne di critiche ne ha ricevute. L’altra maglia azzurra era l’altro cruccio di Lorenzo: non riuscire ad essere incisivo così come tante volte lo è stato con il Napoli. Ma con Mancini sembra che abbia finalmente trovato un CT che riesca a farlo esprimere al meglio dopo le gestioni di Conte e Ventura. Che sia la volta buona che Insigne, a 28 anni, prenda definitivamente per mano l’Italia da buon numero 10 e sia in grado di spazzar vie le critiche, senza farsi assalire da nessun scatto emotivo. Cosa che dovrà fare anche con il Napoli a partire dalla prossima stagione.

Condividi questo articolo