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Sarri, Klopp e la sindrome dell’eterno incompiuto: il Napoli come trait d’union

admin
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Immaginiamo per un attimo che Maurizio Sarri scriva a Jurgen Klopp. Entrambi sono due personaggi atipici all’interno del mondo del calcio e si assomigliano più di quanto si possa pensare, in realtà: Sarri proviene da una lunga gavetta e non ha mai giocato a calcio a livello professionistico; Klopp, al contrario, è stato un discreto giocatore di calcio ed ha legato la sua vita al Mainz, giocandoci dal 1990 al 2001. Il tedesco ha vinto con il Borussia Dortmund, Sarri ha vinto soltanto a livello semi-professionistico. Cosa hanno in comune? La voglia di arrivare, di migliorarsi giorno dopo giorno e quell’empatia che soltanto loro sanno creare con i tifosi del proprio club.

Tornando al principio, immaginiamo se uno dei due scrivesse all’altro. Cosa mai avrebbero da dirsi questi due uomini di “mondo”? Dopo il finale di Premier League, evidentemente, potrebbero dirsi tanto. Maurizio Sarri diventerebbe un confidente perfetto per Jurgen Klopp, entrambi colpiti dalla sindrome dell’eterno incompiuto.
Potrebbero parlare dei 91 punti fatti dal Napoli e dai 97 fatti dal Liverpool in 38 partite e, nonostante l’enorme lavoro fatto, potrebbero condividere la delusione di aver visto due squadre far meglio di loro e trionfare.  Potrebbero parlare dei 77 gol fatti dagli azzurri e dagli 87 fatti dal Liverpool, due attacchi straordinari condivisi, così come i pochissimi gol subiti in difesa. Potrebbero parlare del gioco veloce e che ha fatto incantare mezzo mondo, degli scambi veloci e la voglia di non fermarsi mai. Potrebbero parlare, tra un paio di settimane, della rivincita che potrebbero prendersi in Europa, in un anno così burrascoso e complicato per il Regno Unito: si, perché il Chelsea di Sarri sarà a Baku per la finale di Europa League, mentre Klopp ed i suoi ragazzi proveranno a vincere la tanto agognata Champions League in quel di Madrid.

Il Napoli è, stranamente, il trait d’union di questa somiglianza: Sarri ha vissuto con il Napoli ciò che Klopp sta vivendo con il suo Liverpool, che in finale di Champions League non sarebbe mai andato se Milik avesse bucato Alisson all’ultimo secondo.

Due uomini diversamente uguali, colpiti da una sindrome che ha rischiato più volte di far dimenticare le inarrivabili gesta sportive che entrambi hanno compiuto, stanno compiendo e continueranno a compiere. Napoli, Liverpool, Chelsea e Borussia Dortmund potrebbero dirsi soddisfatti.

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