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“Footballquake”, i terremoti causati dal Napoli e non solo: il San Paolo produce onde sismiche

admin
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Allo stadio San Paolo vanno meno tifosi, in conflitto con De Laurentiis. Ma il calo si fa sentire solo nelle casse del patron del Napoli, perché il tifo fuori dall’ovale di cemento di piazzale Tecchio è sempre lo stesso. La prova è scientifica, registrata dai sismografi sparsi dai Campi Flegrei al Vesuvio che sorvegliano i nostri vulcani. Un esempio? L’indimenticabile gol di Koulibaly allo Stadium di Torino contro la Juventus di un anno fa, che come un sussulto si è propagato dalle case di tutti i napoletani, è stato registrato dalle stazioni sismiche dell’Osservatorio Vesuviano. In tanti ricorderanno prima del calcio d’inizio del match di Champions League, Napoli-Paris Saint Germain del 6 novembre 2018, quando i tifosi urlarono all’unisono «The Champions», il finale dell’inno della competizione calcistica europea. Un grido che dagli spalti del San Paolo di Fuorigrotta ha fatto vibrare tutta l’area occidentale di Napoli, proprio come un terremoto. Un mese prima un episodio analogo per il gol di Insigne al 90esimo contro il Liverpool, oggi finalista di Champions League. Una vibrazione che scientificamente è stata denominata «footballquake», ma che è applicata anche ai concerti: quello di Salmo del 14 marzo scorso al Palapartenope ha scosso vetri, porte e lampadari da Agnano fino alla Galleria Laziale.

Un articolo di Marco Mucciarelli pubblicato dalla rivista «Seismological Society of America» dimostrò come il calcio possa essere scambiato per un terremoto anche dai sismografi. L’esempio in quel caso era la vittoria dell’Italia ai mondiali del 2006 a Berlino: mentre la palla tirata da Grosso ai rigori gonfiò la rete, in tutta la Penisola l’urlo divenne terremoto. «Le esultanze registrabili non sono solo quelle che avvengono all’interno dello stadio, ma anche quelle che ci sono in tutta la città» spiega il direttore dell’Ov Francesca Bianco. «Centinaia di migliaia di cittadini sintonizzati contemporaneamente alla TV mentre il Napoli sta giocando fuori casa un match fondamentale. Quando gli azzurri segnano, tutti gioiscono contemporaneamente. E questa esultanza diventa onda sismica in superficie». I grafici dei gol di Maradona durante gli anni degli scudetti, ricorda, sono molto profondi e prolungati ma a essere percepito come sisma era il coro: «Careca tira la bomba». «Per ritrovare vibrazioni potentissime, dobbiamo andare al 1992 con il concerto degli U2».

«Tra gli episodi più memorabili c’è quello del concerto degli Spandau Ballet del 1986» continua Bianco. «Ricevemmo centinaia di telefonate da tutta l’area flegrea di cittadini preoccupati per il terremoto, solo che non c’era stato nessun sisma. Ci vollero ore per capire che era il concerto». Dall’analisi delle onde emerge che tra Vasco Rossi (15 luglio 2015) e i Subsonica (15 settembre 2005) c’è un’affinità anche se non sembra: «Entrambi producono onde fusiformi, che nel caso del rocker mutano solo quando si suonano certi strumenti». Ma l’episodio più emblematico è il live di Caparezza del 2017, sempre al Palapartenope con onde a picchi, assai simili a quelle di un terremoto. «Quando Caparezza è ritornato a Napoli l’anno dopo, siamo andati al concerto anche noi ma con i sismografi perché le sue sono onde assai particolari e volevamo studiarle meglio» ricorda Francesca Bianco. Non un capriccio o perdita di tempo, sia ben chiaro. Ma utili allo studio della sismologia. «È una scienza che in epoca moderna non studia solo le onde dei terremoti ma anche quelle prodotte da esplosioni nucleari non autorizzate, o catastrofi come nel caso del Kursk, il sottomarino russo affondato sul fondo del mare di Barents».

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