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Napoli, i sogni dei tifosi e la “vision” di De Laurentiis: due concetti agli antipodi

admin
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Non parla spesso Aurelio De Laurentiis. Quando decide di farlo, lo fa nel suo classico stile, senza peli sulla lingua. Senza preoccuparsi delle conseguenze, se possa avere torto o ragione o se rischia di essere contestato, come spesso accade sugli spalti della Curva A e da una parte del tifo azzurro. Lo ha fatto anche ieri, in occasione della presentazione del prossimo ritiro estivo, ancora una volta a Dimaro. “Mi dispiace che i tifosi pensino solo allo scudetto, non a essere forti e a rappresentare la città. Sabato con la Sampdoria i prezzi erano bassissimi e dovevano andare tutti allo stadio, invece c’erano solo 18 mila spettatori. Mi chiedo: così si è tifosi del Napoli? Sono meravigliato”. Due gli aspetti toccati in un unico pensiero. Quello della lotta al titolo e quello dello stadio, quest’ultimo spesso fonte di diatribe con il Comune.

La “pretesa” di vittoria dello scudetto non nasce dal nulla. Ha le sue ragioni, un suo perché. È una naturale evoluzione della storia del Napoli nell’era De Laurentiis

Raggiunto l’obiettivo principale del patron, ovvero lo stabilizzarsi ai vertici del campionato italiano, l’aver chiuso tre volte al secondo posto, l’aver sfiorato il titolo di campione d’Italia lo scorso anno, porta il tifoso partenopeo a chiedere di più. Questa pretesa però cozza con il modo di fare calcio di ADL, cosa che molti partenopei faticano ancora a comprendere. Sia chiaro, anche il presidente vuole vincere: lo dimostra nell’andare a prendere Ancelotti, nell’aumentare gli ingaggi ai big della squadra. O nel provare a trattenere i suoi giocatori maggiormente richiesti sul mercato, come già successo con Allan e Koulibaly.

Ma la vittoria non deve dipendere dal derogare alla politica societaria da sempre messa in atto. Tradotto, niente spese folli, niente top player, conti in ordine. Investimenti sui giovani di prospettiva, farli crescere e maturare facendo gruppo, trattenerli il più a lungo possibile. E se questo porta a poter competere con la prima della classe come già successo, bene. In caso contrario non si cambia strada. Due modi di intendere il calcio: quello del tifoso e quello dell’imprenditore, con quest’ultimo aspetto che prevale, come confermato dallo stesso De Laurentiis. “Il Napoli è una squadra che dal 1926 ha vinto due scudetti, il tifoso non può rimproverarci per questo, siamo in Europa da 9 anni consecutivi. Ho una vision da industriale: non posso essere tifoso e imprenditore, se faccio solo il tifoso sbaglio sempre. Devo impormi di essere imprenditore, ovvero avere una logica di mercato: non è che posso essere filosofo o poeta, 2+2 non può fare 6 oppure 3”.

CAPITOLO SAN PAOLO

Che il San Paolo oggi sia una struttura vetusta e fatiscente è indubbio. Occorrerà vedere come si presenterà una volta ultimati i lavori in occasione delle Universiadi. A ciò va aggiunto che l’impianto di Fuorigrotta offre nulla al di fuori della semplice partita di calcio. Se poi si considera che la lotta al titolo è semichiusa, ecco spiegate le poche presenze. Unica lancia in favore di De Laurentiis: il San Paolo era fatiscente anche l’anno scorso quando, con Sarri, si è arrivati a un passo dallo scudetto. Che si vada allo stadio solo quando si può vincere?

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