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Serie A, le sanzioni di Higuain e Bonucci tra Juventus, Milan e Napoli: i numeri della sudditanza psicologica

admin
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Serie A, due pesi e due misure. Il big match di domenica sera tra Milan e Juventus, nell’episodio del calcio di rigore poi sbagliato da Higuain, ha acceso gli animi all’interno dei vari salottini sportivi e lasciato, l’indomani, i tifosi con il classico dubbio amletico: “Era o non era espulsione?”.

Serie A, la statistica dei cartellini gialli di Higuain e Bonucci tra Napoli, Juventus e Milan

Cercando di andare oltre quella che è la moviola e l’interpretazione del regolamento nel caso specifico, è bene sottolineare una dato molto importante: i calciatori bianconeri sono i meno sanzionati del campionato. Una statistica che viene fuori non tanto facendo la conta delle ammonizioni e delle espulsioni di tutti i calciatori in rosa, quanto prendendo in considerazione l’andamento disciplinare, degli ultimi anni, di Higuain e Bonucci.


L’attaccante rossonero, nei numeri, rappresenta l’emblema evidente di un sistema sanzionatorio applicato in maniera diversa e a seconda dei colori della propria maglia. Il Pipita, infatti, nelle 106 partite giocate in bianconero ha totalizzato 8 ammonizioni e 0 espulsioni. Niente a che vedere con quanto registrato, invece, con la maglia azzurra e con quella rossonera: nel primo caso sono 18 le ammonizioni in 146 partite (il doppio delle penalità su 40 partite in più giocate) e 1 sola espulsione; con il Milan sono appena 13 le gare giocate e l’attaccante argentino è già a 4 ammonizioni ed 1 espulsione diretta. Nervi poco saldi e reazioni plateali non sono nuove per il calciatore nato a Brest: diventerebbe utile quindi chiedere (a chi poi?) delle motivazioni che spieghino un andamento così altalenante delle reazioni della classe arbitrale.

Anche Leonardo Bonucci finisce sotto la lente d’ingrandimento dato il suo passato in entrambe le squadre. Anche in questo caso un dato sembra rilevante: nella sola stagione rossonera (51 gare) il difensore italiano ha collezionato 1 sola espulsione diretta. 1 in più, invece, quella che il calciatore fa registrare in 7 anni di Juventus. 7 anni, dunque, 2 espulsioni con i bianconeri e soltanto 1 per doppio giallo. Un aspetto importante da non sottovalutare soprattutto per quella che è la gestione del match: un difensore, rispetto ad un attaccante, vive i 90 minuti con un peso diverso quando sa che l’arbitro lo ha appena annotato sul suo taccuino. Ma per Bonucci alla Juventus il peso di un doppio giallo diventa rilevante quanto il peso degli uomini di Lilliput e Blefuscu per Gulliver.

Malafede? Calciopoli? Serie A truccata? NO! Nessuna malizia e niente dietrologia. Sgombrando a priori il campo delle ipotesi, i numeri sono chiari, netti e schiaccianti. Ed è per questo che altrettanto lapalissiano è leggere un atteggiamento diverso della classe arbitrale nei confronti di stessi calciatori (in squadre diverse) e nei confronti di tutte le squadre del nostro campionato. La sudditanza psicologica o timore reverenziale (come dir si voglia) resta, da sempre, un giustificativo utile, ma al contempo incomprensibile, per conduzioni di gara incoerenti e che riempiono di domande il tifoso che vorrebbe sentirsi motivare il perché di decisioni così difformi in situazioni analoghe.

Arbitri ma anche il VAR: l’utilizzo della tecnologia è ancora troppo soggettivo. E la soggettività è figlia dell’incostanza: gli azzurri ne hanno “assaporato” il brivido già due volte in questa prima parte di campionato (Udinese e Genoa). Ma poi capita che bisogna fischiare calcio di rigore contro la Juventus in casa del Milan o devi espellere Pjanic per doppia ammonizione nella partita scudetto contro l’Inter: in quei casi si interviene con netto ritardo (e su “segnalazione” dei calciatori in campo) o, addirittura, si lascia correre. Molto probabilmente gli schermi del VAR, proprio in quei momenti, vivono di interferenze.

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