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Napoli, la ricerca dei “titolarissimi” e i cambi “punitivi”: la gestione dei big match di Carlo Ancelotti

admin
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Napoli di Ancelotti, Napoli dei “quasi titolarissimi”. La gestione della rosa da parte del tecnico azzurro si è contraddistinta, in questa prima parte di stagione, per i tantissimi cambi di formazione (e di uomini) e per la duttilità tattica. Ma il Napoli di Carlo Ancelotti inizia a far intravedere anche sprazzi di titolarità, momenti brevi in cui le occasioni da cogliere al volo diventano poche e da non sprecare.

Napoli, Ancelotti e i titolarissimi delle partite importanti

La partita contro il Genoa, piena di insidie e al termine di un ciclo infernale, conferma un trend molto importante: nei big match il tecnico azzurro fa poco turn over. Pochi cambi e quasi sempre gli stessi: Milik o Mertens, Zielinski o Fabian Ruiz gli unici dubbi da risolvere per Carlo Ancelotti.

Poi una formazione già decisa. Contro la Juventus, contro la Roma e nelle tre sfide di Champions League (contro Liverpool e PSG) il tecnico azzurro si è affidato a quelle che stanno diventando ogni giorno di più le sue certezze. Allan, Insigne, Koulibaly e Mertens su tutti gli uomini indispensabili e, per forza di cose, indistruttibili sui quali avanza la nuova filosofia partenopea. Turn over, dunque, solo per 2/11: rotazioni poco scientifiche e basate molto sulla propria forza e quella dell’avversario.

Un’ipotesi che diventa sempre più concreta se si rileggono, invece, le formazioni schierate contro Udinese, Sassuolo ed Empoli (le ultime 3 “piccole” affrontate): in tutti e tre gli incontri, di fatti, Ancelotti ha rispettivamente cambiato 5 – 4 e (ancora) 5 pedine nelle diverse zone del campo. Il reparto maggiormente ritoccato è sicuramente il centrocampo dove, l’abbondanza di uomini, permette al tecnico di poter dare vita a numerosi esperimenti, di mixare le caratteristiche dei calciatori, garantendo così a tutti il giusto minutaggio.

Gestione per il campo e gestione sul campo: nelle partite da vincere Ancelotti non ammette errori e non fa sconti a nessuno. Contro il Genoa, infatti, così come contro la Sampdoria, sotto nel punteggio il tecnico è subito corso ai ripari tra la fine del primo e l’inizio del secondo tempo. Fuori i peggiori (sabato Milik e Zielinski, contro la Sampdoria Insigne e Verdi) nella speranza di agguantare il risultato, dare un segnale forte ai suoi calciatori e, in generale, una scossa allo spogliatoio.

Pacato e tranquillo (all’esterno) Carlo Ancelotti dimostra la determinazione e il coraggio dei veri leader: contro la Sampdoria l’esperimento è fallito, sabato invece il campo ha dato ragione. E non importa se sotto la doccia qualcuno avrà da ridire perché il tecnico azzurro saprà quali corde toccare per gestire la rabbia e infondere gli stimoli giusti per poter poi ripartire (vero Dries?).

Soprattutto perché il Napoli ha bisogno di tutti ed è giusto che nessuno si crogioli nella supponenza o nella superficialità di un pallone non spinto in porta o non rincorso dall’altra parte del campo.

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