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Sarri scaricato da ADL: il presidente può bloccarlo o liberarsene

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Maurizio Sarri è stato messo all’angolo da Aurelio De Laurentiis. Adesso bisognerà orientarsi, tra Napoli, San Pietroburgo e Londra per andare a scovare, attraverso una tempistica sfuggente, ciò che accadrà in questo Mondo e intorno a quelle (altre) panchine. Sul Corriere dello Sport c’è scritto chiaramente che Sarri non sarà più l’allenatore del Napoli. Tant’è che stavolta si può anche a fare a meno della classica frase «a meno di clamorose sorprese», e il suo orizzonte è avvolto in una nuvola di fumo. Il contratto è una mappa complicata, pieno di cavilli e lacciuoli che si incagliano, fondamentalmente, con le scorie di un rapporto deterioratosi nel tempo e soprattutto nell’ultima settimana.

È tutto scritto in quel patto firmato un anno fa, dopo le frizioni di Madrid a cui fece seguito la grande pace a Roma dopo il successo sulla Lazio. Un accordo con scadenza 2020 ma regolamentato da clausole bilaterali, esercitabili entro il 31 maggio di quest’anno e del prossimo.

Sarri, al quale è stato riconosciuto per questa stagione 1,4 milioni più uno di premio per la qualificazione in Champions, potrebbe liberarsi dall’impegno del Napoli dietro il pagamento di otto milioni di euro.
O altrimenti, nel caso in cui il Napoli non voglia riconoscere a Sarri alcun altro stipendio, e liberarlo, sarebbero sufficienti cinquecentomila euro netti (dunque un milione lordo) e amici (?) come prima.

Ma De Laurentiis potrebbe anche decidere di «bloccare il proprio allenatore», togliendogli la panchina della prima squadra, lasciando in vita il contratto ma rinunciando al tesseramento. Ipotesi che sembra remota, complicata e finirebbe per lasciare che oltre ai panni voli anche ulteriore veleno, ma che non va neanche scartata con leggerezza. Otto milioni e soprattutto quel che resta di frizioni così prepotenti potrebbero incidere, eccome.

Fonte: Corriere dello Sport

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