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Napoli, un attacco che non graffia: da Higuain a Mertens l’involuzione della fase offensiva azzurra

admin
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Napoli, vada come vada sarà sempre un successo. Gli azzurri mai come quest’anno hanno potuto sognare, parlare e giocare per l’obiettivo scudetto.

Napoli, uno sguardo al futuro con i numeri del passato

Del momentaneo -4, ai posteri l’ardua sentenza: con uno scontro diretto ancora da giocare, è errato pensare di essere definitivamente fuori dai giochi. Dal presente però arrivano preziosi suggerimenti per guardare al futuro imparando dalle esperienze passate. Attingere dai numeri e dalle prestazioni per migliorare ciò che sembra, ma non è, perfetto.

Di cosa si parla? L’attacco partenopeo negli ultimi anni è sempre stato il fiore all’occhiello della squadra azzurra. Con e dalla cessione di Higuain, gli azzurri non hanno visto ridimensionare il loro peso offensivo soprattutto grazie all’esplosività di Mertens e da un fantastico Lorenzo Insigne. Quest’anno, però, le cose sono andate diversamente: nonostante i partenopei oggi siano il terzo attacco della Serie A, i numeri dei singoli attaccanti azzurri e ben al di sotto delle aspettative.

17 gol per Mertens, 9 per Callejon e 7 per Insigne rappresentano un totale di 33 gol, molto meno rispetto allo standard al quale sono abituati i tifosi azzurri. Prendendo in considerazione la passata stagione, infatti, i numeri dei tre calciatori superava quota 40.Una cifra raggiunta e superata soltanto grazie alle reti del belga e a quelle del talento di Frattamaggiore, escludendo così lo spagnolo Callejon.

Non solo: nell’ultimo anno di Gonzalo Higuain, basti pensare al record di reti del solo attaccante argentino per toccare quota 36 reti realizzate dall’attacco partenopeo. Numeri nei numeri si incastrano se poi si da uno sguardo ai diversi reparti nel corso di questi anni. Il Napoli, infatti nelle ultime 3 sessioni di mercato è passato da Higuain, Callejon, Insigne, Gabbiadini, Mertens e Zapata ai soli Mertens, Insigne e Callejon.

Un reparto invidiato da mezza Europa (nei numeri e nel talento) consumato dalle cessioni e da una gestione del mercato non all’altezza delle aspettative. E quindi non basta più il talento. Laddove sopraggiungono stanchezza e monotonia di schemi e movimenti, c’è bisogno di nuove possibilità. Le possibilità, quelle che darà il mercato.

Oltre al recupero di Milik, la dirigenza azzurra ha l’obbligo di garantire al proprio allenatore la possibilità di sfilare una margherita che ad oggi è composta da troppi pochi petali per essere così bella da ammirare.

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