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Scontri ultras Inter e Napoli: i nerazzurri pedinavano e spiavano sui social

admin
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Dalle indagini sugli scontri tra ultras di Inter e Napoli in occasione del Boxing Day stanno emergendo nuovi dettagli “social” riportati dall’edizione odierna de Il Mattino. Alcuni di questi ultras nerazzurri si sono inseriti nei profili Facebook di quelli azzurri, spacciandosi per «fratelli» tifosi e li hanno studiati per settimane, fino a conoscere i loro spostamenti. Solo a partire da questo momento, dopo aver appreso che in quel convoglio viaggiavano due o tre capi della curva A, sono passati all’azione. E sono andati a colpo sicuro. Con una precisione figlia di un’attenzione «social», grazie a una sorta di intelligence da teppisti.

In questi giorni, la Procura di Milano ha raggiunto una piena conoscenza tecnica di almeno cinque auto che formavano il convoglio dei tifosi azzurri che da Napoli sono arrivati a Milano e che si sono trovati nell’imbuto di corso Novara. Grazie al lavoro delle Digos di Napoli e Milano, ci sono nomi di indagati per omicidio volontario, ma anche nomi di altri passeggeri della carovana arrivata a Milano la sera dello scorso 26 dicembre.

È un fatto assodato che nel convoglio dei tifosi azzurri ci fossero anche tre capi della curva A, vale a dire gli elementi di vertice degli ultrà partenopei, a loro volta nemici giurati di quelli interisti.

Ed è attorno al progetto di attentato che si coagula l’odio di interisti, varesini e nizzardi. Un mastice – la comune rivalità ai nemici napoletani – che consente a qualcuno di fare raccolta di informazioni, tanto per non sbagliare bersaglio e andare mirati. A colpo sicuro. Prima la raccolta di informazioni sulla trasferta (tappe a Teano e a Vigevano), poi sull’arrivo a Milano e finanche sulla composizione delle auto.

Fonte: Il Mattino

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